| Ho aspettato un po' prima di rispondere... Sarò lunga e fastidiosa... Faccio fatica a cogliere il senso di una visione secondo la quale, sintetizzando e banalizzando, "sì-vabbé-forse-lo-avrei-anche-fatto-però-in-fondo-sto-bene-così-che-posso-vivere-la-mia-dimensione-femminile". Ad oggi mi considero (e mi "targo", in ogni luogo virtuale in cui sono presente) un crossdresser, lascio perdere le distinzioni semantiche che hanno un loro perché ma io, terra terra, ritengo che altro non sia che la traduzione di travestito, solo che fa più fine. Scusa, sai: io sono un crossdresser. Aho, anvedi er travestito. E' diverso, no? Mi vien male dire "vorrei essere una donna", perché se questa è un'esigenza insopprimibile, si fa quel che si deve. Se avete frequentato qualche luogo dove le trans discutono, vi sarete rese conto di quanto "noi" siamo per loro qualcosa di incompleto, velleitario, sarà anche che gli estrogeni i nfluiscono sull'umore, ma non c'è molto tenerezza verso di noi. Io in buona misura comprendo questo atteggiamento: non si può andare a dire a chi mette in discussione la prorpia intera vita, i rapporti, la famiglia, il lavoro, la vita sociale, che "noi ci si sente donne", è al limite dell'offensivo. E' piuttosto esplicito, e non da questo mio post, che ci ho pensato e ci penso. Tutti i giorni. L'ho battezzata "la seconda ondata", e già solo un anno fa ancora non era a questo livello. La prima fu intorno ai 18/20 anni... curioso: allora incominciavo a vivere ed ora ad invecchiare. Allora sognavo una vita da donna, forse ora, almeno, una vecchiaia ed una fine. Mi fa schifo immaginare d'invecchiare da uomo e, soprattutto, di morirci. Tanto per non rischiare, insieme a tutto quel che servirà quando non ci sarò più, ho lasciato ad una persona cara l'incarico di curare la mia cremazione e sistemare questa foto dell'avatar a ricordo, senza nomi né date. Un po' il diritto di morire come mi pare... Non sono abbastanza lucida da avere una risposta alle tante domande di Jessica: parecchie persone che mi vogliono bene investono molte energie a dirmi qualcosa che suona così: "il problema non è questo, questo è un effetto, sei stanco, è una crisi di mezza età: il problema è un altro". L'unica persona che pare dar peso agli effetti che manifesto correlandoli al "problema" è la mia psicologa. I molti "altri" mi dicono che ho un altro problema, ma nessuno mi dice quale esso sia, né quale sia la soluzione. Come diceva Guzzanti: la risposta è dentro di te, ma è sbagliata... Ok, allora qual è il mio problema? Non lo so, ma so alcune cose, in ordine sparso: 1) mi fa schifo guardare il mio corpo di maschio; 2) guardo ogni donna con una profonda invidia (non si deve essere per forza buone, vero?); 3) aspetto, ma meglio ancora: cerco, ogni occasione per poter passare qualche ora "da Laura", subordinando a questa esigenza altre relazioni e impegni; 4) svestirmi così così, ma togliere la parrucca e struccarmi è un dramma; 5) avere la barba è come sentirsi passeggiare ragni e scarafaggi sulla faccia; 6) facili entusiasmi improvvisi avvilimenti, come cantava Carmen Consoli: gli entusiasmi sono sempre legati alla possibilità di esprimermi al femminile, gli avvilimenti agli eventuali e numerosi ostacoli alle medesime possibilità; Su altre considerazioni sto poi lavorando con un aiuto, per inquadrarle; mi è stato fatto notare che non sono problemi, ma ostacoli: famiglia, lavoro, accettazione sociale... ostacoli che si ergono e arginano la possibilità di fare ed essere ciò che io desidero. La transizione, ad un'età come la mia, dà risultati molto approssimativi che, per usare la colorita ma efficace definizione di Anna, ci trasforma in "travoni a vita". Non è la soluzione, però è un aggiustamento che in certi casi è necessario. La soluzione perfetta non esiste: se davvero esiste la possibilità che ci si senta appartenere al sesso opposto rispetto al proprio biologico, è andata così, sfiga nera. Io vedo, se l'ondata passa giuro che non dirò mai, mai, mai più queste quattro parole "voglio essere una donna", perché in questo periodo in cui le penso ogni volta le avverto come quattro pugni nello stomaco: mi levano il fiato. Se l'ondata non passa dovrò solo decidere se convivere con i ragni sulla faccia o decidermi, ma non sono sicura di voler vivere con dei ragni sul viso... E se dopo tutta sta predica vi viene in mente qualcosa, per piacere, non ditemi che il mio problema è un altro ma ditemi quale vi sembra esso sia: schizofrenia, sdoppiamento della personalità, sindrome ossessivo-compulsiva... Quasi mi spiace aver interroto un trhead affrontato con serenità, ma il problemino mi tocca parecchio... Baci, Laura
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