Ok tocca spogliarmi per un attimo dei miei panni di
ignoranta®, e cercare di tirare per un attimo le redidini di questo post..
Premetto :"
son certa della buona fede di tutte le nostre scrittici"
Devo però ammettere che prese in ordine sparso, alcune risposte posssono sembrare sul filo del moralmente o socialmente corretto.
E senza nulla da ammonire alla cara Monica, anche la stessa domanda formulata cosi come è in origine, mi sembra poco propedeutica per le nostre lettrici.
Bisogna sempre ricordare, che è vero, dobbiamo scrivere sempre ciò che pensiamo senza rischiare di cadere in falsità morale, al mero scopo di far buona figura intellettuale. Ma non sempre chi ci legge ci conosce e riesce a leggere tra le righe della nostra personalità.
Ricordate anche che spesso la lingua italiana riserva grandi trabocchetti lessicali e non è difficile cadere in incomprensioni dovute all' uso della grammatica.
Alla mia attente lettura del post, senza tener in considerazione la personale conoscenza di voi scrittrici, ed anallizando i testi cosi come sono.
Rispondo....
Costringere o comunque istigare un essere umano in età pre adolescenziale ad un determinato comportamento, secondo l'
analisi transazionale di Eric Berne, ha un alta probabilità di influenzare il suo copione di vita, intergendo in modo a mio parere negativo sulla sua ""fame di riconoscimento"".
Credo in oltre che un soggetto adulto, genitore o meno, al quale abbbia piu spesso che sfiorato, l' idea di costringere o istigare in qual si voglia maniera, un bambino ad un comportamento antisociale/immorale o a commettere un azione al di fuori della sua volontà, abbia lui stesso dei traumi tali da necessitare di essere ben valutati da un terapeuta.
Vi chiedo per ciò di fare molta se non troppa attenzione a cio che scrivete ed a come utilizzate la lingua italiana quando trattate temi delicati.
Perdonate le solite acrobazie grammaticali.
Un abbraccio
Ire.